Una delle scorse sere camminando per le nostre strade e pregando per tutti e ciascuno ho intravisto su un davanzale una candela accesa...ha consolato il mio cuore e il mio sguardo facendomi tornate in mente queste parole:
«Chi ha fatto il turno di notte per impedire l’arresto del cuore del mondo? Noi, i poeti».
...si tratta di un verso di Izet Sarajlic (1930-2002), un poeta bosniaco cittadino di Sarajevo e proprio in questa capitale, nell’assedio più lungo del 1900 - poco più di vent’anni fa, i cittadini andavano alle sue serate di poesia nel buio di una città senza corrente elettrica. Non volle mai lasciare il luogo dove viveva con la sua amata moglie perché sentiva dentro di sé questa vocazione a tenere viva la speranza dove di speranza sembrava non essercene più. Era un credente Sarajlic? Non lo so, non penso...ma noi lo siamo? Davanti a tutto quello che sta accadendo forse ci stiamo accorgendo che “qualcosa-qualcuno” lo davamo per scontato. Come può vivere un cristiano questi giorni o meglio ancora qual è la vocazione del cristiano in questi giorni? La stessa che sentì dentro di sé il poeta a Sarajevo: vivere la notte dello smarrimento con la luce di Gesù, entrare nella notte stringendo forte la luce che è Gesù; non è necessario cercarlo, basta scoprirlo perché già è presente nella nostra vita e in questo è davvero consolante la voce di Dio che parla attraverso il profeta Geremia:
Così dice il Signore: «Maledetto l’uomo che confida nell’uomo, e pone nella carne il suo sostegno, allontanando il suo cuore dal Signore. Sarà come un tamerisco nella steppa; non vedrà venire il bene, dimorerà in luoghi aridi nel deserto, in una terra di salsedine, dove nessuno può vivere.
Benedetto l’uomo che confida nel Signore e il Signore è la sua fiducia. È come un albero piantato lungo un corso d’acqua, verso la corrente stende le radici; non teme quando viene il caldo, le sue foglie rimangono verdi, nell’anno della siccità non si dà pena, non smette di produrre frutti.
Niente è più infido del cuore e difficilmente guarisce! Chi lo può conoscere? Io, il Signore, scruto la mente e saggio i cuori, per dare a ciascuno secondo la sua condotta, secondo il frutto delle sue azioni». (Ger 17, 5-10)
Confidiamo nel Dio fedele! La nostra vita è piantata nella sorgente della salvezza, le nostre famiglie sono custodite dalla presenza del Risorto. Nelle nostre campagne, nelle case dei contadini, fino a settant’anni fa alla sera si riunivano nel tepore della stalla (molto poco) per recitare assieme il rosario, di più non sapevano di preghiera ma pregavano; proviamo anche noi a pregare, con i figli, piccoli o grandi che siano; preghiamo, poca o tanta fede ci sembri di avere. Perché? Per impedire che si arresti il cuore della nostra città. Questa è la vocazione del cristiano nel mondo.
don Lorenzo